Rispolveriamo la polveriera – parte 1

Tempo di lettura: 7 minuti

Cari lettori, le nostre ricerche storiche proseguono a gonfie vele, seppur tra mille impegni. Anche se ci manca ancora molto da scoprire, non possiamo più aspettare perché non vediamo l’ora di mostrarvi cosa abbiamo trovato! Riporteremo alla luce vicende tragiche del passato, che hanno scosso profondamente l’animo degli abitanti dei nostri paesi. Con il tempo le persone hanno dimenticato i dettagli di quanto è accaduto.

Precisamente oggi incominceremo a parlare del polverificio che sorgeva lungo la Sonna, nella vallata tra Caprino e Valbonaga (frazione di Cisano).

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Il luogo

Prima di continuare l’articolo avvertiamo i lettori che il luogo di cui parleremo è, ad oggi, pericoloso da visitare. Nelle insenature della valle della Sonna, tra Caprino e Valbonaga, si trovano diversi ruderi di edifici diroccati e pericolanti. Inoltre in questa zona sono presenti due pozze profonde non facili da oltrepassare.

Vi invitiamo a non esplorare questi luoghi se non con la consapevolezza dei rischi che si corrono e con estrema cautela. Come autori di questo blog non ci assumiamo responsabilità alcuna e ricordiamo che la priorità è la sicurezza!

Questi luoghi sono affascinanti e decadenti. Il loro abbandono ci porta ad immaginarli un tempo, quando ancora erano usati allo scopo di produrre polvere nera (da sparo) e altri prodotti esplosivi. Spesso i polverifici venivano costruiti in luoghi non facilmente accessibili, relativamente lontano dai centri abitati. In questo caso la Sonna era fondamentale perché, con la forza della sua acqua muoveva i macchinari necessari alla produzione della polvere, come le ruote usate per macinare gli ingredienti e miscelarli.

Gli edifici sembrano nascondere segreti e misteri e non vi nascondiamo il senso di inquietudine che si prova nel fiancheggiarli. Non molte persone sanno dell’esistenza di questi ruderi, alcuni ne hanno solo sentito parlare, altri li hanno visti di persona. Ma cosa sappiamo di questa polveriera?

Cosa sai della polveriera?

È esplosa“, “È scoppiata“, “Sono morti in due o tre“, “Era dei Beretta“. Queste sono alcune delle risposte che abbiamo sentito negli ultimi mesi. Molti ci dicevano che è saltata in aria, ma nessuno sapeva dirci di preciso quando: “In tempo di guerra“, “Tra la Prima e la Seconda“. Quante persone sono morte? “Due e non li hanno più trovati“, “Tre uomini“, “Hanno trovato dei pezzi di carne su a Sant’Antonio (Caprino)”. Poche e macabre informazioni.

Abbiamo cercato il lungo e in largo ma di notizie precise non se ne vedevano da nessuna parte. Eppure questa polveriera c’era e i resti ci sono ancora! Sono più che evidenti, anche se inghiottiti dalla vegetazione…

Ma noi non ci siamo accontentati e dopo diversi tentativi abbiamo trovato la pista giusta! Internet è venuto in nostro soccorso… tutto è partito da questo periodico quindicinale della Valle Brembana, pubblicato su questo sito web.

13 novembre 1940 – esplode la polveriera Beretta

Il quindicinale cattolico L’Alta Valle Brembana, nel numero del 24 novembre 1940 riporta un tragico fatto accaduto mercoledì 13 novembre 1940.

TRE MORTI PER LO SCOPPIO DI UN POLVERIFICIO

In Valbonaga, fra Cisano e Caprino, sorgeva un polverificio di proprietà Beretta Giuseppe, che vi attendeva colla coperazione della figlia e di vari operai. Mentre il 13 c. m. il lavoro procedeva presso il macchinario vigilato dagli operai Mazzoleni Giuseppe, d’anni 26 da Pontida, e dal giovanetto Gavazzi Giuseppe, d’anni 15, da Cisano, sembra per autocombustione, avvenivano uno dopo l’altro due scoppi, che polverizzavano quattro capannoni, mentre gli altri due, che servivano di deposito per la polvere lavorata, rimanevano saldi, essendo posti in una ansa della valle.

Il Beretta ed i due operai sono rimasti orribilmente straziati. I danni materiali si fanno ascendere a l.. 150 mila. Sul posto del disastro si sono recati il Prefetto ed il Federale. Il Mazzoleni avrebbe dovuto sposarsi domenica prossima ed il Gavazzi ebbe quindici anni fa ucciso il padre in un incidente del genere occorso nello stesso polverificio.

Alle vittime dello scoppio vennero tributate solenni onoranze funebri.

L’Alta Valle Brembana, 24 novembre 1940

La notizia è senza dubbio tragica e riporta la morte di tre uomini: Giovanni Beretta, il proprietario del polverificio, Mazzoleni Giuseppe, un giovane ragazzo di 26 anni in procinto di sposarsi, e Gavazzi Giuseppe di soli 15 anni. La sorte volle che il padre dello stesso Gavazzi morisse proprio nella stessa polveriera proprio 15 anni prima. I dettagli dell’incidente sono pochi.

Conoscendo la data esatta abbiamo contattato l’Eco di Bergamo, per accedere all’archivio e ottenere una copia dell’edizione della data dell’esplosione. Purtroppo il giornale non ha attualmente accesso al proprio archivio, ma la biblioteca Angelo Mai di Città Alta conserva tutte le notizie del quotidiano su pellicola fotografica (microfilm). Grazie alla disponibilità dei bibliotecari abbiamo una fotografia del negativo che riporta la notizia. Purtroppo la qualità è bassa, ma il testo è leggibile e provvediamo a trascriverlo dopo aver riportato la fotografia inviataci.

Tre morti per lo scoppio di una fabbrica di polvere

Una gravissima disgrazia ha funestata ieri la zona fra Caprino e Cisano, destando profonda commiserazione per le vittime.

In val Bonaga, sul fondo valle, sorgeva un polverificio, gestito da Beretta Giuseppe, d’anni 57, Composto di tre capannoni e, poco più distante, in una ansa della valle, sorgevano altri due capannoni di deposito della polvere lavorata.

Improvvisamente, mentre presso le macchine in lavorazione, si trovavano col Beretta, Mazzoleni Giuseppe, di anni 28, da Pontida, e Gavazzi Giuseppe, di anni 15, da Caprino, forse per autocombustione dei materiali infiammabili, si aveva uno scoppio e successivamente un altro, che polverizzavano letteralmente gli edifici di lavorazione, mentre quelli più distanti rimanevano intatti.

Lo scoppio fu udito a grande distanza e i vetri delle finestre delle prime case di Cisano andarono in frantumi.

Subito sul posto accorrevano le autorità della zona, e quando sul posto giunse la C.R.I., i ??? (medici?) dovettero accingersi al pietoso servizio di raccogliere le salme straziate e proiettate a distanza.

Il Beretta ed i due suoi operai erano rimasti uccisi sul colpo.

I danni materiali si fanno scendere a 150 mila lire.

Più tardi sopraggiungevano sul posto dell’infortunio l’Ecc.za il Prefetto, il Federale ed altre autorità, che si resero conto del fatto e si interessarono delle famiglie degli infortunati.

La sciagura di ieri ha fatto ricordare che il polverificio già due volte era stato in precedenza danneggiato da scoppi ed in uno di essi aveva trovato la morte circa quindici anni fa, il padre del Gavazzi.

Il Mazzoleni doveva a giorni sposarsi.

Fortuna volle che al momento dello scoppio fossero assenti altri quattro operai e la figlia del proprietario, essa pure addetta all’azienda paterna.

L’Eco di Bergamo, 14 novembre 1940

Cos’altro aggiungere? Questo tragico evento si commenta da sè. Oltre alla perdita di ben tre vite i danni vengono quantificati materialmente in lire. Si parla della somma di 150 mila lire, che, considerando il potere d’acquisto di quel tempo, equivalgono circa a 112 mila euro.

Tra le due versioni troviamo alcune incongruenze: nel primo articolo è indicato che Mazzoleni Giuseppe aveva 26 anni, mentre nel secondo 28; nel primo risulta che Gavazzi Giuseppe era di Cisano, mentre nel secondo di Caprino. Purtroppo non siamo ancora riusciti a reperire gli atti di nascita e/o morte di questi due ragazzi, ma abbiamo trovato l’atto di nascita di Giovanni Battista Beretta, nato a Caprino nel 1884. Se non si tratta di un caso di omonimia, da questo atto deduciamo che il Beretta morì a 56 anni e non a 57, come riportato nell’articolo dell’Eco.

Atto di nascita di Giovanni Battista Beretta, 2 maggio 1884.

Chi erano le tre persone che morirono?

Sui tre malcapitati non sappiamo nulla, se non che erano giovanissimi e che provenivano dai nostri paesi. Non sappiamo nemmeno se attualmente sono vivi loro parenti o discendenti che possano raccontarci qualcosa. Abbiamo più informazioni solamente su Giovanni Battista Beretta, il proprietario: grazie al suo atto di nascita apprendiamo che era figlio di Carolina Rossi, casalinga e di Angelo Beretta, cuoco.

Come è già accaduto, e come accadrà sempre più spesso in futuro, chiediamo l’aiuto dei nostri lettori per ricercare informazioni in merito.

Prossimamente

L’articolo sta diventando troppo lungo e non vogliamo tralasciare dettagli. Per il momento possiamo dirvi che la polveriera non è sempre stata di proprietà dei Beretta e che esisteva dal 1870! Per il momento vi lasciamo con l’intestazione di questo telegramma per suscitare la vostra curiosità e mantenere la suspance fino alla prossima puntata.

Purtroppo gli eventi che narreremo nelle prossime puntate sono altrettanto tragici. Proprio per rispetto nei confronti delle vittime, vogliamo riportare le informazioni in maniera più dettagliata possibile. Sarebbe bello riuscire a ricordare queste persone dimenticate, morte sul lavoro in maniera atroce, spesso in giovanissima età.

Cercheremo anche di ricostruire la struttura della polveriera e di mappare i diversi edifici che la componevano, basandoci anche sulle fasi del processo produttivo con cui si fabbricava la polvere.

Non perdetevi la prossima puntata!


Fonti:

L’Alta Valle Brembana” (quindicinale cattolico) edizione del 24 novembre 1940;

“L’Eco di Bergamo” (quotidiano), edizione del 14 novembre 1940;

Archivio di Stato, registro di Bergamo, atti di nascita del comune di Caprino Bergamasco, anno 1884. Consultazione libera tramite il portale antenati;

5 Comments

Confermo. Siete bravi.
Una storia di morte sul lavoro che avete ricostruito in maniera impeccabile.

Grazie Sergio! Purtroppo non è stato l’unico incidente, se ne sono susseguiti molti nel corso del tempo. Approfondiremo il tema nei prossimi articoli.

Bravi! State svolgendo una ricerca d’interesse storico che ci riguarda così da vicino che non può non suscitare il nostro interesse.