Alla scoperta dei mulini – prima puntata

Tempo di lettura: 6 minuti

Introduzione

Cari lettori, con questo articolo vogliamo dare inizio a una serie di post dedicati alla storia dei mulini, che per secoli hanno sfruttato la forza delle acque della Sonna per macinare grano.

Vi devo confessare che, pur abitando a Cisano da quando sono nato, ci sono molte cose riguardo al torrente che sto scoprendo soltanto negli ultimi tempi. Da sempre ho sentito parlare dei mulini della Sonna, ma non ho mai visto una mappa che mostri il luogo in cui erano/sono collocati. “Erano” perché, purtroppo, oggi non sono più usati e sono caduti in rovina. “Sono” perché di queste opere idrauliche restano sul territorio i ruderi, le ruote, i canali, o in alcuni casi interi edifici riconvertiti ad altri usi.

Non vi nascondo che ad oggi, noi autori, non abbiamo una visione chiara e completa riguardo alla collocazione dei mulini. Per fortuna questo è l’articolo di un blog e non una relazione tecnica, per cui possiamo incominciare a scrivere ciò che abbiamo scoperto, anche se nulla è definitivo. Quello che intendo dire è che questi articoli non parleranno solo della storia della Sonna e dei manufatti costruiti lungo il suo corso, ma anche del nostro processo di ricerca e riscoperta del territorio. Se sapete qualcosa, avete notizie o informazioni, anche per “sentito dire”, ci farebbe molto piacere ricevere dei feedback su quanto scriviamo.

Un tuffo nel passato

Pare che l’attività dei mugnai nella nostra valle sia documentata a partire dal 1225. Siccome non abbiamo trovato fonti così antiche, che descrivano la situazione nei primi secoli dopo l’anno Mille, torneremo indietro nel tempo di “soli” 425 anni.

Siamo nel 1596: i territori di Bergamo e la sua provincia sono sotto il dominio della Repubblica di Venezia. Giovanni da Lezze, politico della Repubblica, diviene “Capitano di Bergamo” nel 1595 e si occupa di descrivere il territorio bergamasco, raccogliendo tutte le informazioni in un resoconto. Da questo documento emerge che in quel periodo lungo la Sonna esistevano ben 24 mulini con una o due ruote, usati per macinare il grano della valle e, in generale, dei comuni della provincia.

“Per la Valle S.to Martino passa et camina un fiume detto la Sona non navigabile né dannoso […] sopra il qual fiume in tutto vi sono 24 molini de una et doi rode, l’uno de grani per servitio della valle et de altri ancora fuori di essa.”

— Giovanni da Lezze, “Descrizione di Bergamo e del suo territorio”, 1596

L’attività di macina prosegue: nel 1790 in Val San Martino ci sono 74 ruote di mulino da grano. Prima dell’Unità d’Italia, tra gli anni ’30 e ’60 dell’Ottocento, nel solo comune di Cisano i mugnai oscillano tra gli 11 e i 13. In questo periodo la Sonna è una risorsa molto importante, poiché viene sfruttata anche per le attività di filatura dei tessuti.

È il Novecento, secolo di trasformazioni tecnologiche e delle Guerre Mondiali, a stravolgere questa realtà. Già prima del 1940 molti mulini cessano la propria attività, finché negli anni ’90 chiude l’ultimo rimasto, vicino al ponte del viadotto (ponte ferroviario). Molto probabilmente oggi sulla Sonna non troveremo i resti di quei 24 mulini attivi sul finire del 1500, ma costruzioni più recenti.

Censimento dei mulini e dei ruderi

Dopo aver letto la descrizione delle opere idrauliche sulla Sonna di Andrea Cattaneo, nel libro “Cisano Bergamasco alle soglie del terzo millennio” (pagine 189-193), abbiamo cominciato a ricercare i mulini in essa menzionati, in totale 14.

Mulini menzionati:

I mulini a cui la nostra nostra fonte fa riferimento, seguendo il corso del torrente da Torre de Busi verso l’Adda, sono i seguenti:

  1. Mulino di Battista Tami;
  2. Mulino di Simone Tami;
  3. Molino Isacchi (del “Dunadì”);
  4. Mulino del “Gros” (abitato dai Vanalli fino anni ’40);
  5. Molino dell’Uregì;
  6. Mulino abitato da Gambirasio e Bonacina (Valbonaga);
  7. Molino della Margherita;
  8. Mulino Sottocornola;
  9. Mulino Galbusera;
  10. Molino Bonacossa;
  11. Mulino Brambilla (Mulì di Bürole);
  12. Molino della Rasica 1;
  13. Molino della Rasica 2;
  14. Mulino Tami (zona Marianna di Cisano);

A questo elenco si aggiungono ruote e macchinari della polveriera di Valbonaga, filanda e filatoio di Caprino e il torchio di Cisano. La nostra ricerca dei mulini, e in generale delle opere idrauliche, è divisa in tre fasi che non avverranno in successione, ma in contemporanea e abbiamo intenzione, una volta completate, di trascrivere le informazioni definitive in un’unica pagina del sito, dedicata esclusivamente a questa tematica.

Fase 1: le mappe

Nella prima fase della nostra ricerca ci concentreremo sulle mappe. In particolare abbiamo iniziato ad analizzare la Carta Tecnica Regionale della Lombardia (CTR), realizzata sulla base di fotografie aeree del 1994. Questa carta evidenzia strutture che potrebbero corrispondere ad alcuni mulini.

Suddividiamo il torrente in 11 tratti:

  1. San Michele – Ponte Sonna (Torre de Busi);
  2. Ponte Sonna di Torre – Ponticello sentiero Papa Giovanni XXIII (Torre – San Gregorio);
  3. Ponticello sentiero Papa Giovanni XXIII – Polveriera (San Gregorio – Valbonaga);
  4. Polveriera – Cascata Rio Cazzola (Valbonaga);
  5. Cascata Rio Cazzola – Ponticello di Caprino (Valbonaga);
  6. Ponticello di Caprino – Pozza Cavrèta (Valbonaga – Cisano);
  7. Pozza Cavrèta – Foresteria Paladina (Cisano: mulini sotto al castello);
  8. Foresteria Paladina – Ponte ferroviario (Caprino: filanda e filatoio – Cisano: Badessa);
  9. Ponte ferroviario – Marianna (Cisano: Badessa – Cisano: Via Sonna);
  10. Marianna – Torchio (Cisano);
  11. Torchio – Foce (Cisano – Pontida);

Siamo partiti da Torre de Busi, dal tratto numero 2, dal ponte al confine con Caprino, poiché questa zona ci è comoda da raggiungere a piedi in poco tempo. Nei giorni scorsi, tempo permettendo, siamo riusciti a fare qualche sopralluogo preliminare. Per il momento non ci siamo concentrati sulla parte più a monte, il tratto 1, cioè la zona più vicina al centro di Torre de Busi, ma ci torneremo.

Ecco una bozza di appunti per la collocazione di alcuni mulini nella zona nord del torrente. Come vedete ci sono ancora diversi punti interrogativi. La carta originale è in scala 1:10000 (1 millimetro sulla carta sono 10 metri nel mondo fisico), in questa foto è ingrandita.

Dopo poco tempo ci siamo resi conto che la carta, seppur molto completa, risultava troppo approssimativa e ci serviva qualcosa di ancora più dettagliato. Così abbiamo consultato la carta dell’Istituto Geografico Militare (IGM), cioè quella realizzata dall’Esercito italiano, disponibile online sul Geoportale Nazionale. La carta non è facilissima da muovere e visualizzare, l’ideale sarebbe poterla scaricare in formato immagine (per non dover ricorrere a screenshot) e annotarla. Al momento non ci siamo ancora riusciti, ma sappiamo che è possibile con appositi software tecnici per la manipolazione di dati geografici. Ci proveremo!

La carta dell’Esercito in scala 1:25000 (1 millimetro sulla carta sono 25 metri) mostra elementi non indicati sulla carta tecnica regionale. In particolare ci sono simboli che fanno riferimento alla presenza di stabilimenti idraulici (nei quali sono ricompresi i mulini).

Stralcio della carta IGM sovrapposta alle foto satellitari del 2012 con il visualizzatore del Geoportale Nazionale. Nella foto sono mostrati simboli, non presenti sulla carta regionale, che indicano manufatti idraulici (mulini) al ponticello di Papa Giovanni XXIII dal lato di Caprino e poco più avanti sull’altra sponda.

Fase 2: ricerca sul campo

La fase di ricerca sul campo è iniziata in contemporanea alla fase 1, con brevi uscite lungo l’alveo del torrente e lungo i sentieri che lo costeggiano. Abbiamo scoperto diverse ruote di mulino inghiottite dalla vegetazione (come quella nell’immagine di copertina), muretti in pietra e ponticelli di passaggio in cemento e ferro. Interessantissima è la zona della Polveriera, alla quale dedicheremo sicuramente molto tempo. Qui si trovano ancora diversi “caselli” e strutture abbandonate. Se non erro la polveriera fu teatro di un macabro incidente: un’esplosione causò la morte di due dipendenti, i cui corpi non furono più ritrovati. Tuttavia ciò che dico è da prendere con le pinze, dato che attualmente non ho fonti che lo provino.

Le passeggiate fatte finora sono state a carattere esplorativo. Una volta terminati gli appunti sulle carte andremo fisicamente a verificare in modo più scientifico e sistematico le nostre ipotesi e riporteremo il processo in nuovi articoli!

Fase 3: conferme, smentite e testimonianze:

Vogliamo fare un lavoro pulito e il più accurato possibile. Per questo motivo ci serviranno testimonianze, conferme e smentite, per il cosiddetto “aiuto da casa”. La carta con i nostri appunti non è ancora pronta, dobbiamo terminarla. Il nostro intento sarebbe quello di pubblicare uno stralcio della mappa per ogni tratto, per poi ricomporla quando il lavoro di ricerca sarà terminato.

In conclusione

Questo articolo rappresenta soltanto un assaggio di un lavoro che è appena cominciato e che probabilmente ci impegnerà a lungo. Nei prossimi episodi ci saranno aggiornamenti, esplorazioni dei vari tratti della Sonna e non mancheranno gallerie fotografiche dei luoghi che descriveremo.

A presto!


Fonti:

Allegati:

Carta tecnica regionale (CTR) originale creata da Regione Lombardia nel 1994 in formato immagine TIFF.

6 Comments

Mi sembra una ricerca molto interessante, che mi coinvolge anche emotivamente. Bravi! Riscoprire il passato ci aiuta a comprendere il presente e a progettare il futuro. Non solo parole retoriche, in questo momento storico abbiamo proprio bisogno di costruire un futuro migliore.

Grazie Emilia, ci fa molto piacere. Abbiamo bisogno di costruire un futuro che ci faccia riavvicinare all’ambiente e dobbiamo farlo in fretta.